Back to 1940: “Fantasia”

Tutti, prima o poi, avrete sentito parlare di quel capolavoro (stra)sottovalutato di “Fantasia”. Era il 13 novembre 1940, e in sole 13 città americane usciva il terzo classico creato dalla genialità di Walt Disney. Come già successo con “Biancaneve e i sette nani”, il primo lungometraggio distribuito dalla Disney nel 1937, anche “Fantasia” fu additato come lavoro che avrebbe mandato in rovina l’azienda. Effettivamente, non poté essere proiettato nelle sale europee in parte a causa della seconda guerra mondiale, in parte per i costi mooooolto elevati. L’azienda, infatti, fu per un certo periodo di tempo sull’orlo del fallimento, ma fortunatamente recuperò un anno dopo grazie a “Dumbo”.

Passiamo però alla caratteristica principale del film. “Fantasia” è, a mio parere, un ca-po-la-vo-ro. Un punto di incontro fatto a regola d’arte tra cultura, musica e animazione, grazie ai segmenti animati che lo compongono, e ai brani musicali che accompagnano gli stessi – diretti da Leopold Stokowski, ed eseguiti dall’Orchestra di Filadelfia.

Gli episodi animati sono sette, e ognuno di essi suscita in me emozioni ed opinioni contrastanti. Ma non mi dilungherò oltre. Pronti? Ok, attenuiamo le luci e premiamo il tasto play. Ombre poco definite di musicisti appaiono sullo schermo azzurrino, mentre sentiamo il suono degli strumenti dell’orchestra in fase di accordatura. Quando finalmente le luci del teatro scendono, Deems Taylor – compositore e critico musicale americano – sale sulla piattaforma dell’orchestra per presentare lo spettacolo; ci è chiaro quindi che stiamo per assistere ad un concerto visivo, con Taylor che partecipa come narratore. Questo è, ci spiega Taylor, una rappresentazione di “disegni e immagini e storie che la musica selezionata ha ispirato nelle menti di un gruppo di artisti”. Allora il maestro Stokowski – o meglio, la sua ombra – prende posto sul podio (passatemi il termine), e il concerto ha inizio. Un’orchestra composta da un centinaio di artisti è pronta ad eseguire “Toccata e fuga in Re minore” di Bach, un volo di pura fantasia da parte degli illustratori Disney. Il numero dura in tutto nove minuti, nel corso dei quali numerosi disegni vivaci e colorati di bizzarri strumenti musicali vengono rappresentati attraverso lo schermo.

“Lo Schiaccianoci” di Tchaikovsky è un episodio più lungo del primo (dura difatti 14 minuti circa). Supervisionato dal direttore di sequenza Samuel Armstrong, uno dei pilastri disneyani a quei tempi, è un dipinto pittorico. Consiste in una serie di balletti affascinanti, nel quale i personaggi – principali e secondari – sono fiori, pesci e fate che danzano in ambienti… fantasiosi, per l’appunto. Alcuni di essi ricordano “The Water Babies”, cortometraggio Disney uscito nel 1935. La rappresentazione delle stagioni comincia e termina con numerosi balletti selezionati da Tchaikovsky, come ad esempio la “Danza della Fata Confetto” e il “Valzer dei fiori”. Gli effetti dati dai vari colori, i funghetti che danzano indossando bizzarri costumi cinesi e i disegni dei pesci coda a ventaglio sono sorprendenti e molto divertenti.

Ecco il momento che tutti stavamo aspettando! “L’Apprendista Stregone” di Dukas, con protagonista proprio il nostro Topolino alle prese con la magia. Lungo cappello blu a punta, tunica rossa (ma tanto voi kingdomini conoscerete sicuramente il “costume da stregone di Topolino”), intorno a lui delle scope animate trasportano dei secchi d’acqua. Il tutto è ormai diventato un’icona, coinvolgente e umoristica. Grazie alla popolarità raggiunta da questo corto, la Disney decise di utilizzarlo ancora una volta in “Fantasia 2000” (ma di questo magari parleremo un’altra volta, vi va?)

La prima parte di “Fantasia” si chiude con “La Sagra della Primavera” di Stravinsky, della durata di circa 20 minuti. Qui ci viene mostrata la creazione e l’evoluzione dell’universo; in un iniziale ritmo lento, ci viene mostrata l’evoluzione della vita marina, la battaglia tra un tirannosauro e uno stegosauro (i primissimi dinosauri a colori su schermo), e la definitiva estinzione degli animali preistorici. In my humble opinion, questo è il numero più palloso del film. Da piccola lo ritenevo addirittura irritante, a volte addirittura lo skippavo, e aspettavo con ansia la seconda (e magnifica, aggiungerei) parte del film, che contiene la “Sinfonia Pastorale” di Beethoven e la “Danza delle Ore” di Ponchielli. La prima è un’allegoria mitologica, che vede Zeus e gli altri dei sul monte Olimpo. Per me è uno degli episodi più belli in assoluto, anche perché adoro la mitologia greca (non a caso il mio nickname è Meg, eheheh), e quanto sono carini gli unicorni e i centauri colorati che si rincorrono! Al contrario, la “Danza delle Ore” è un numero brillante, burlesco e che satirizza le tradizioni del balletto. Tra i ballerini, infatti, troviamo elefanti, rinoceronti con i tutù, adorabili coccodrilli dai mantelli svolazzanti e struzzi con dei fiocchi in testa, che danno vita a divertentissime coreografie (tra l’altro, la scena nella quale gli elefanti danzano e si tengono per la coda non vi ricorda un certo amico con le orecchie a sventola? No?)

Il corto conclusivo è una combinazione tra “Notte sul Monte Calvo” di Moussorgsky, e l’”Ave Maria” di Schubert. Se vogliamo sintetizzare il tutto in una frase, è la rappresentazione del bene che prevale sul male. Devo dirlo, Chernabog è forse il cattivo Disney che mi mette più ansia. Satana, infatti, nel corto si risveglia dal suo sonno per evocare spiriti malvagi, streghe e demoni provenienti dai cadaveri sepolti nel cimitero di un paesino vicino. Arrivati al Monte Calvo – o Lysaya Gora, collina che si trova vicino Kiev – dimora di Chernabog, queste anime cominciano a saltellare e a dimenarsi sui bordi del cratere, come in una specie di rito, mentre il demone ne prende alcuni tra le mani e li getta nelle fiamme, o addirittura li trasforma in animali, creando delle immagini abbastanza inquietanti. La notte di “festa” prosegue fino all’alba, quando Chernabog viene bruscamente fermato dalle campane dell’Ave Maria, che accompagna gli spiriti nel loro ritiro, mentre egli, stanco e accecato dalla luce mattutina, si copre con le sue ali e ritorna nelle tenebre. La fine dell’opera di Mussorgsky si fonde con l’inizio di uno dei pilastri di Schubert, e come osserva Taylor, le campane che in principio segnalavano l’arrivo dell’alba ora sembrano essere le campane della chiesa che segnalano l’inizio delle funzioni religiose. Ci viene mostrata una processione di monaci che camminano in silenzio. Questa versione dell’Ave Maria fu riarrangiata da Stokowski appositamente per il film, e a differenza della versione originale presenta la voce soprano di Julietta Novis, accompagnata da un coro e dalle corde dell’Orchestra di Filadelfia.

Il film, nonostante sia stato più volte criticato per i colori troppo “pretty” e per i suoni troppo amplificati in alcuni punti, resta uno dei lavori più originali e provocatori mai creati. Come recita Bosley Crowther – giornalista del New York Times – nella sua recensione al film, “If you don’t mind having your imagination stimulated by the stuff of Mr. Disney’s fanciful dreams, go to see it. It’s a transcendent blessing these days.”

Meg
Roberta, in arte Meg, classe '91, Cilentana residente a Napoli. Sono laureata in traduzione letteraria, adoro alla follia i gatti e GoT, e sono cresciuta a pane e Disney. Parlo correttamente 5 lingue e il mio sogno è quello di tradurre libri fantasy. Insomma, fenomenali poteri cosmici in un "minuscolo" spazio vitale!
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