CURIOSITÀ DA FAVOLA: NIGHTMARE BEFORE CHRISTMAS

NIGHTMARE BEFORE CHRISTMAS

Terminato il periodo di Halloween iniziamo a parlare di Natale ma l’aria qui è ancora un po’ terrificante e spaventosa per cui affrontiamo le maggiori curiosità legate al film in stop-motion Disney di Tim Burton:  Nightmare before Christmas.

Il film è spesso citato come Tim Burton’s Nightmare before Christmas ma la pellicola non è diretta da Tim Burton. La regia è di Henry Selick ma il film è da sempre considerato di Burton perché suoi sono i personaggi e la storia. Per essere corretti Burton ha curato storia e personaggi, l’adattamento è di Michael McDowell, sceneggiatura di Caroline Thompson.

Viene girato in stop-motion, chiamata in italiano “animazione a passo uno”: si utilizza una particolare cinepresa che impressiona un fotogramma alla volta e per avere un secondo di girato occorrono 24 fotogrammi. In pratica: fotogramma, sposto un pochino il pupazzo, fotogramma, sposto, fotogramma, sposto, fotogramma. 24 volte per avere un secondo: ci volle un’intera settimana di riprese per creare un minuto di film, 100 persone hanno lavorato al film, per tre anni.
Per il film sono stati costruiti 60 personaggi, ognuno aveva tre copie. Ogni pupazzo aveva un’armatura al suo interno, consentendone il movimento.

Per Jack Skellington sono state costruite e usate 400 teste, con diverse espressioni.

I set avevano delle botole, così gli animatori potevano letteralmente entrarci e cambiare i movimenti dei personaggi.

Nel 2001 la Walt Disney Pictures aveva preso in considerazione l’idea di un sequel, ma invece di usare la stop motion, voleva la computer animation. Tim Burton ha convinto la Disney a rinunciare.
Nel poema originale scritto da Tim Burton gli unici personaggi erano Jack, Zero e Santa. Tutti gli altri personaggi sono stati costruiti per il film.
Il film è stato girato in 230 set che sono stati costruiti in 19 teatri di posa.
Il budget è stato stimato sui 18 milioni di dollari.

Jack Skellington fa la sua prima apparizione in Beetlejuice (1988). La sua testa può essere vista in cima ad un cappello di Beetlejuice.

Jack fa un cameo come scheletro pirata in James e la pesca gigante, sempre in stop-motion e sempre diretto da Henry Selick.

Jack fa anche cammei nascosti in diversi film: un’ombra in La principessa e il ranocchio, una stampa sul farfallino del Cappellaio Matto in Alice in Wonderland e all’interno di un uovo in Coraline, sempre in stop-motion e sempre diretto da Henry Selick.
Nel libro “The Making of…” si legge che in tutto il film la ripresa più difficile è quando Jack tocca la maniglia di Christmasland. Gli spettatori possono vedere il suo riflesso.

Tim Burton aveva sperato di dirigere il film, ma poi ha scelto Henry Selick perché lui era impegnato sul set di Batman – Il ritorno (1992) e aveva Ed Wood (1994) in pre-produzione.

Tim Burton ha confessato che il poema originale gli è venuto in mente dopo aver visto togliere la merce di Halloween in un negozio per far posto a quella di Natale. L’unione di fantasmini e Babbo Natale con le renne ha scatenato la sua fantasia.

Patrick Stewart ha fatto l’introduzione originale per il film, che può essere ascoltata sulla colonna sonora del film – fonte: JackandSally134

 

 

Il poema di Tim Burton letto dal grande Christopher Lee  – fonte:  fill10000

tradotta  in italiano
Era autunno, ad Hallowen, autunno inoltrato.
E faceva molto freddo, un freddo desolato.
In cima a un colle, illuminato dalla luna,
Jack Skeletron meditava sulla sua sfortuna.

Alto, sottile, un tipo allampanato,
portava al collo un pipistrello annodato.
Era stanco di Hallowen, che noia mortale!
Ogni cosa in quel posto era sempre sempre uguale.

“Basta con lo spavento, la paura e il terrore,
sento freddo alle ossa, ho bisogno di calore.
Di strabuzzar le orbite ne ho ormai abbastanza,
a che serve ripetere questa macabra danza?

Detesto i cimiteri non ne posso proprio più
di passar tutta la vita a urlar soltanto ‘Bù!”
Poi da una tomba, s’alzò una nebbia spettrale
e nell’aria si udì l’uggiolio di uno strano animale.

era un piccolo cane fantasma spuntato dall’aldilà,
con un naso a forma di zucca che brillava nell’oscurità.
Si chiamava Zero, era di Jack il migliore amico,
ma lui non lo notò, e il cane ne fu avvilito.

Vagò Jack l’intera notte e tutto il giorno dopo,
il suo cuore sgomento si scioglieva a poco a poco…
Finchè, poco prima che venisse sera,
quando ancora errava nella foresta nera,
Jack s’imbattè in una magica visione
che l’indusse a prendere una risoluzione.

Sul tronco di tre alberi si aprivano tre porte:
e una era di certo la fuga dalla morte.
Jack allungò esitante la scheletrica mano
e aprì una porta piano piano…
Si trovò così in un bianco bagliore,
il cranio prese a girargli per lo stupore.

Jack era piombato all’improvviso,
in una città dove regnava il sorriso.
La città del Natale era chiamata
e qui ogni cosa pareva incantata.

In quella fulgida e scintillante luce,
il volto di Jack si fece meno truce.
E se poi gli amici non avessero creduto
a ciò che le sue orbite avevano veduto,
come prova decise di portare
tutto quanto gli riuscì di arraffare.

Prese così una calza piena di regali,
dolci, canditi e giocattoli dagli scaffali.
Luci, ornamenti, una stella dall’albero di Natale,
e, per finire, la lettera “N” dall’insegna stradale.

Raccolse ogni cosa, prese tutto all’impazzata
prese perfino un mucchio di neve gelata…
Rubò la foto di Babbo Natale e i suoi folletti,
e tornò ad Hallowen con tutti quegli oggetti.

A casa fu circondato da un gruppo di curiosi
che fissavano stupiti quei pacchi misteriosi.
A questa apparizione nessuno era preparato,
molti erano emozionati, qualcuno spaventato.

Nei giorni successivi, mentre fuori tuonava,
Jack restò chiuso in casa: un’idea l’ossessionava.
“Perché loro diffondono gioia e amore,
mentre noi dobbiamo incutere paura e terrore?
Che cosa m’impedisce di far Babbo Natale?
Perché dev’esser lui, tutti gli anni sempre uguale?”
Ma ebbe all’improvviso una folgorazione
aveva finalmente trovato la soluzione.

Nella città del Natale, mentre i giochi costruiva,
Babbo Natale udì un rumore che dal basso veniva.
Quando andò alla porta ebbe una sorpresa:
tre bizzarre creature erano lì in attesa.

Vestiti in un modo strano, di aspetto disgustoso,
mostravano un cipiglio alquanto minaccioso.
Poi aprirono un sacco, e gridando “Cucù!”
vi infilarono Babbo Natale con la testa all’ingiù.
I tre ladroni allora, riusciti nell’intento,
tornarono da Jack, la mente del rapimento.

Gli abitanti di Halloween si radunarono ancora,
nessuno aveva mai visto Babbo Natale finora.
E mentre tutti scrutavano quell’omone barbuto,
Jack gli spiegò il suo progetto astuto:
“Mio caro signore, penso sia una crudeltà
che voi siate Babbo Natale per l’eternità!
Quest’anno le parti si son scambiate,
voi state tranquillo, non vi preoccupate.
Sarò io a fare il vostro mestiere
e non c’è nulla, credetemi, da temere.
Toccherà a me soddisfare tutti i desideri
mentre voi vagherete per i cimiteri.”

Ma benché Jack e i suoi amici
fossero animati dalle migliori intenzioni,
la loro idea del Natale era piuttosto macabra.
Giunta infine la vigilia di Natale,
Jack legò le sue renne alla bara spaziale.
Ma quando tutto ormai era già pronto,
e il sole volgeva rapido al tramonto,
Halloween fu avvolta da una nebbia fitta,
così non si poteva proprio guidare la slitta.

Quand’ecco una luce s’intravide in quel grigiore,
era del cane Zero, l’amico suo migliore.

“Mio buon amico!” esclamò Jack con baldanza,
“Con il tuo lume mi ridai speranza!
Seguirò nel buio la tua scia luccicante
e tu sarai la mia guida, il mio faro volante.”

Così si avverò il grande sogno di Zero:
guidare la slitta di Jack, essere il suo nocchiero.
“Buon Natale! Buon Natale!” gridò Jack esultante
seduto su quello strano oggetto volante.

Era la notte di Natale, e mentre fuori nevicava,
nelle case della città la gente riposava.
Nelle calze appese in fila davanti al camino,
un’orribile sorpresa attendeva ogni bambino.

Nel caldo dei loro letti i bimbi ignari
sognavano i mostri paurosi e i lupi mannari.
La luna si rifletteva sulla neve argentata,
tutto taceva nella città addormentata.
Ma ecco riecheggiare cupi alti lamenti,
nell’aria si udì un rumore di ossa stridenti.

Una slitta spettrale solcò il cielo tenebroso:
una bara guidata da uno scheletro spaventoso.
Saltando di tetto in tetto, calandosi per i camini,
Jack consegnò i suoi giochi a tutti i bambini.
Si muoveva con grazia, con aria impassibile,
non si rendeva conto del suo aspetto terribile.

Jack visitò Suzie e Dave, i due fratelli,
fece loro regali da drizzare i capelli.
Visitò la piccola Jane e, per farsi una risata,
le regalò una bambola bella e indemoniata.

Regalò un treno dai binari tentacolari,
un serpente e due lupi mannari.

Regalò una pianta carnivora dai fiori avvelenati
e un vampiretto dai lunghi denti affilati.

Dalla città salivano urla e grida di terrore,
ma Jack non le sentiva, lui agiva con candore.
E quando guardò in basso dal cielo stellato,
udì scoppi, tumulti e un forte boato.

“Son contenti!” si disse. “Questo è il ringraziamento
per un lavoro ben fatto, portato a compimento.”
Ma ciò che lui credeva esser fuochi artificiali,
erano invece spari, cannonate micidiali.
Cercando di schivare i colpi d’artiglieria,
salì in alto con Zero e tentò di fuggir via.

Volteggiavano nell’aria più veloci di un ciclone,
finchè un missile guidato li centrò alla perfezione.
cadde Jack a capofitto proprio dentro al cimitero,
cadde accanto a bianche tombe con il suo fedele Zero.

Con le ossa a pezzi e l’umore nero,
Jack si appoggiò a una croce del cimitero.
voleva essere Babbo Natale, voleva portare amore,
ma invece della gioia, aveva destato orrore.

Alzò sconsolato le vuote orbite al cielo,
poi pianse a lungo, il cuore stretto dal gelo.
E mentre insieme a Zero se ne stava a meditare,
all’improvviso una voce udì familiare.

“Caro Jack!” disse la voce del vecchio Babbo Natale.
“Io lo so che quanto hai fatto non è stato intenzionale.
Ora sei riste, sconsolato, ti senti proprio giù,
ma per fare il mio mestiere, sai, ci vuole ben di più.
Il tuo posto non è altrove, è Halloween la tua città,
ed è qui che devi stare, dare a lei felicità.
Vorrei dirti tante cose, prolungare il mio soggiorno,
ma mi tocca proprio andare, a Natale far ritorno.”
Poi, salendo sulla slitta, salutandolo gridò:
“Buon Natale, caro amico, un regalo ti farò.”

Così Jack s’incamminò
tutto solo e desolato,
ma il suo cuore generoso
dal buon vecchio fu premiato.
Nella notte di Natale
cadde piano un manto lieve,
tutta la città di Halloween
fu coperta dalla neve.

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